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3. La schiavitù del successo

La schiavitù del successo









Come per molte altre cose belle, anche il successo nasconde delle insidie che possono trasformarlo in un incubo.

Tutti noi inseguiamo il cosiddetto successo, ma il più delle volte non siamo veramente consapevoli di cosa implichi. Inseguiamo obiettivi il più delle volte "sociali", come il denaro, la fama, la posizione, il potere, il controllo, ecc., tutte cose che non vanno certamente demonizzate, ma che vanno però prese per quello che sono veramente e non come la panacea per tutte le nostre insicurezze e paure.

 

Il primo enorme errore che commettiamo è quello di credere che una volta raggiunto il successo, allora ci sentiremo felici ed appagati. In altre parole, consentiamo a qualcosa di "esterno", quindi qualcosa su cui non abbiamo alcun controllo, di determinare come noi ci dobbiamo sentire. Questo è impossibile, ma poiché leghiamo il nostro benessere a determinati eventi esterni, alla fine sono questi eventi a controllare noi - e quindi come dobbiamo sentirci - e non il contrario.

Senza rendercene conto, anziché godere del successo raggiunto (ammesso che lo si raggiunga, altrimenti è ancora peggio), ne diventiamo schiavi.

 

Perseguire il successo non è soltanto lecito, ma doveroso, per i motivi che spiegherò in seguito; tuttavia, non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che siamo noi a dover mantenere il controllo, sia sul percorso che dobbiamo intraprendere per raggiungerlo, sia una volta raggiunto. Per farlo, dobbiamo costantemente tenere presente questi seguenti 9 punti.

 

1. Il successo è nel passato

Il successo è simile ad una bomba: una volta esploso, non c'è più. Analizza la parola "successo": è il participio passato del verbo "succedere". Significa che, una volta raggiunto, svanisce e tutto ciò che vediamo, cioè ciò che abbiamo realizzato, non sono altro che i crateri e i detriti di un qualcosa che di fatto non esiste più: non sono altro che un'illusione.

Infatti, molte persone che si crogiolano nel successo e magari ne godono anche, sono spesso tese e stressate, cercando sempre di consolidare il successo ottenuto o di porsi obiettivi sempre più ambiziosi, ma senza mai sentirsene veramente appagati, proprio perché, inconsciamente, avvertono che la loro posizione è molto più precaria di quanto non siano disposti ad ammettere.

La chiave non è il "successo", ma il "succedere"; non i risultati, ma il processo: solo questo può darci il reale appagamento e contribuire concretamente all'irrobustimento della nostra autostima.

 

2. Il successo, o è già adesso o non ci sarà mai

Il successo non è mai al posto giusto nel momento giusto. O, come abbiamo visto, si trova nel passato, oppure è nella nostra testa in un momento futuro. Certo, è praticamente impossibile perseguire un successo futuro che non riusciamo a visualizzare nella nostra mente, ma non è di questo che parlo.

Il problema sta nelle aspettative, in come anticipiamo che staremo una volta raggiunto il successo. Parliamoci chiaro: non è il successo che ci interessa veramente, ma come ci farà stare e sentire. Ma è proprio questo il punto: cosa ci fa pensare che staremo meglio solo dopo che si saranno verificate determinate cose? Cosa c'è che non va ora?

Questo è il grande paradosso del successo: se io voglio successo domani devo già sentirmi di successo ora! Non è possibile creare abbondanza dalla scarsità e se io mi sento scarso oggi, non ho la minima possibilità di provare abbondanza domani. Ancora una volta, è il "succedere" che dobbiamo perseguire, l'eterno presente, il processo.

 

3. Hai il successo che puoi sostenere

Vorrei che ti facessi una domanda: perché non hai già successo ora? O almeno, non nella misura in cui lo vorresti? Voglio dire, se non hai già successo ora, cosa ti fa pensare che ad un certo punto lo avrai?

Cerco di spiegarmi con una metafora. Se l'acqua rappresenta il successo ed io ho una brocca piena d'acqua, ma tu vieni a chiedermene un po' presentandoti con un bicchierino da grappa, quanta acqua ti porti via? Piuttosto poca, giusto? E se torni da me sempre con quel bicchierino, hai qualche possibilità di portarti via più acqua di prima?  Lo stesso vale per il successo.

Se non hai già successo, o il successo che vuoi, è perché non sei ancora "attrezzato" per averlo: semplice. Allora, la domanda è cosa puoi fare per portarti via più acqua? E la risposta, ovviamente, è portarti dietro un boccale da birra.
Ecco, passare dal bicchierino al boccale è il prezzo che occorre pagare per avere successo, il che significa uscire dalla propria
area di conforto.

 

4. Per mantenere il successo occorre lasciarlo andare

Chi ha avuto successo, si preoccupa poi di mantenerlo... come se fosse possibile mantenere qualcosa che non esiste più! Infatti, mantenere il successo costa molto di più, da un punto di vista psicofisico, che non perseguirlo, poiché interviene la paura di perdere ciò che si è guadagnato. Ma il punto è proprio questo: non si è veramente guadagnato niente!

Lo scopo del perseguimento del successo è proprio quello di "costringerci" ad uscire dai nostri schemi e dalla nostra area di conforto: in altre parole, a crescere. Pertanto, una volta realizzato un obiettivo, andiamo avanti con un altro, con nuove sfide e nuove crisi. Indugiare e crogiolarsi nel successo produce staticità, che è esattamente il contrario della crescita.

Il miglior modo per mantenere il successo... è quello di abbandonarlo e andare avanti.

 

5. La migliore arma per il successo è l'ironia

Uno dei più grossi problemi legati al successo è che gli si dà troppa importanza. Non mi stancherò mai di dire che il vero obiettivo non è il risultato, ma il processo. Se è pur vero che abbiamo tutti le stesse opportunità per raggiungere il successo che desideriamo è altrettanto vero che non tutti partiamo dallo stesso posto. Ci sono talmente tanti fattori che contribuiscono al raggiungimento del successo (geni, educazione, istruzione, esperienze, talenti, inclinazioni, ambiente, ecc.) che giudicare una persona sul metro del successo che ottiene è a dir poco superficiale.

E purtroppo, il primo a giudicarsi è proprio chi il successo non riesce ad ottenerlo. E' come trovarsi in fondo ad un pozzo ed il successo sta nell'uscirne, solo che c'è chi si trova a mezzo metro dall'orlo e chi a dieci metri di profondità. Quello che si trova a mezzo metro ne esce con un balzo e grida al successo; chi, invece, si trova dieci metri sotto e faticosamente riesce ad arrampicarsi per nove metri e poi scivola, si sente un fallito.

L'ironia serve a ridimensionare la portata e l'importanza del successo e, di nuovo, a focalizzarsi sul processo anziché il risultato.

 

6. L'invidia del successo altrui è puro veleno

La nostra mente non riesce a focalizzare due cose contemporaneamente, soprattutto se sono addirittura opposte. Finché stiamo lì a roderci il fegato per ciò che altri sono riusciti a fare, non riusciremo mai ad attivare le nostre risorse per raggiungere il nostro successo.

E se proprio non riesci a vedere altro che quello, almeno sii onesto: vai fino in fondo e guarda anche cosa hanno dovuto fare, quali sfide hanno dovuto affrontare, quali blocchi e paure hanno dovuto superare per raggiungere quel successo, poiché a nessuno è concesso di averlo gratis.

Quindi, se vuoi fissarti sul successo altrui, fallo in modo tale da poter impararci qualcosa e di usare quel qualcosa per intraprendere il tuo percorso.

 

7. Quello materiale è solo un minuscolo aspetto del successo

Quando ci poniamo obiettivi per raggiungere un certo successo, solitamente si parla unicamente di obiettivi materiali: denaro, fama, reputazione, potere e così via. Ancora una volta, non è una questione moralistica o di opportunità, ma di concretezza.

Il successo materiale è, ovviamente, quello più visibile ed apprezzabile, ma ci si dimentica del perché ci impegniamo a raggiungere il successo, che è quello di avere benessere ed appagamento. Prendiamo per scontato che il successo materiale ce li dia e non vi è dubbio che faccia la sua parte, ma da solo è pura illusione.

Non è ciò che ottieni a determinare il tuo stato emozionale, ma tutto il lavoro che hai dovuto fare per ottenerlo: questo - e solo questo - determina una reale impennata nella tua autostima e, quindi, nella tua crescita. Pertanto, se la tua crescita materiale non è accompagnata da una crescita emozionale, mentale e, perché no?, spirituale, hai solo perso tempo e ti sei creato la migliore condizione per dipendere da quel solo successo materiale, decretando la tua schiavitù ad esso.

 

8. Il successo va condiviso

Può sembrare una semplice questione di galateo o di bon ton, ma in realtà condividere con altri il proprio successo ha un fondamento sistemico molto profondo. Condividere il successo non significa farlo pesare, bensì un modo per riportare equilibrio nel tuo ambiente.

Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale sa bene che nessun successo è possibile senza la collaborazione, anche solo passiva, degli altri: occorre essere accecati dalla presunzione e dalla boria per non vederlo. Condividere il successo non riguarda solamente essere grati a chi ha effettivamente dato una mano (e molti non arrivano nemmeno a questo), ma anche con chi, nel nostro ambiente (familiare, lavorativo, sociale, ecc.), ci gravita attorno.

Troppo spesso, chi ha raggiunto il successo si distacca emotivamente e mentalmente da chi anche solo fino a poco tempo prima condivideva la stessa condizione. Mantenere un cuore umile e contribuire a nostra volta al successo altrui è il modo migliore per perpetuare il nostro successo.

 

9. Il successo è innanzitutto un prezioso segnale

So che non piace sentirselo dire, ma il successo conta ben poco di per sé. Esso si basa sui risultati (in quale altro modo, infatti, puoi stabilire se hai successo o meno?), ma poiché il vero scopo del raggiungere gli obiettivi è la crescita che deriva dal loro perseguimento, è ancora una volta il processo l'aspetto veramente importante.

Tuttavia, si pone un problema: come facciamo a sapere di trovarci a fare il percorso giusto? Non è una domanda banale e sono solo due i segnali che possono indicarcelo: il primo sono proprio le vittorie, ossia i successi, che otteniamo lungo la strada; il secondo sono le nostre emozioni.

In altre parole, i successi grandi e piccoli che otteniamo sono il segno dell'efficacia delle nostre strategie e delle nostre azioni e, quindi, non vanno trascurati o minimizzati. Ma, cosa ancora più importante, sono le emozioni il vero termometro della nostra crescita.

Contrariamente allo slogan di una nota pubblicità, a nessuno piace veramente "vincere facile", poiché questo non incide in alcun modo sulla nostra autostima e quindi non produce quella sensazione di profondo appagamento che è ciò che in realtà ricerchiamo.

 

Si potrebbero aggiungere molti altri punti, ma nella mia attività di coaching questi sono quelli su cui la maggior parte delle persone si incaglia. Ed è un peccato perché, dopo tanto lavoro ed impegno, è assurdo perdere il vero senso del successo per delle sciocchezze. Mettere a fuoco l'essenza del successo, anzi del succedere, è una delle poche garanzie per l'appagamento e la felicità che tutti ricerchiamo.

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