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11. Come lavorare 24/7 e... godersela

Come lavorare 24/7 e... godersela!



Si dice che occorra lavorare duro per avere ciò che si vuole.

Ed è vero.

Ma cosa significa lavorare "duro"?

Significa lavorare 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana.

Impossibile?

Non proprio.

Capita ogni tanto, quando parlo con imprenditori in qualche incontro o convegno, che chieda a qualcuno di loro quante ore lavori al giorno. Sappiamo che qui in Veneto il lavoro è un valore assoluto (anche se tra i più giovani non è più proprio come con i più vecchi) e quindi è con un certo malcelato orgoglio che molti di loro rispondano chi 12, chi 14 o chi perfino 16 ore al giorno!

 

Puoi immaginare la loro sorpresa, e soprattutto le loro facce, quando rispondo: "Come mai così poco?"

 

Arriva poi fatalmente il momento in cui uno di loro, particolarmente piccato per la mia impertinenza, mi chieda: "Perché, lei quante ore lavora al giorno?"

 

E io: "Ventiquattro, è ovvio. E sette giorni su sette!"

 

Una provocazione, penserai.

 

Niente affatto...

 

Siamo abituati a suddividere le varie attività della nostra vita in modo bidimensionale, cioè usando - anche solo mentalmente - la classica torta e dividendola in tot ore per settore operativo. E' evidente che se ben oltre la metà di questa torta viene riservata al lavoro, c'è ben poco spazio per altro ed è comunque ovviamente impossibile lavorare 24/7!

 

Questo perché noi pensiamo in termini meccanicistici, cioè dal primo livello operativo, quello "tecnico", dove la realtà viene suddivisa in diversi segmenti, ad ognuno dei quali viene riservata una fettina delle nostre risorse, per ordine d'importanza o di priorità in base alla nostra scala di valori.

 

In effetti, la realtà non è bidimensionale, bensì tridimensionale, olografica. Se prendi una foto che ritrae due volti - uno a destra ed uno a sinistra - e la tagli in due, ti ritroverai con due metà di una foto, ognuna con un volto diverso. Se, invece, prendi un ologramma che ritrae gli stessi soggetti e lo tagli in due, ne risulteranno due immagini più deboli, ma comunque intere!

 

Questo per dire che ogni singolo elemento o componente della nostra vita: il lavoro, la famiglia, gli hobby, lo svago, ecc., non è complementare (come nel caso della struttura bidimensionale), bensì sovrapponibile.



Elementi complementari - Bidimensionale


L'equilibrio è una legge fondamentale della nostra realtà e, come per ogni legge, se viene trasgredita ci sono delle conseguenze. Con le leggi umane puoi anche farla franca; con quelle della Natura, no. Qui, le conseguenze di uno squilibrio tra i vari settori della nostra vita (come si vede dalla figura sopra) comportano stress, frustrazione, confusione, caos, ecc.

 

Fino a pochi anni fa, questo modello poteva ancora funzionare, dove i benefici derivanti da questo tipo di segmentazione dei settori erano superiori alle conseguenze; oggi, sono le conseguenze a sovrastare i benefici e credo siano molti gli imprenditori che hanno iniziato a rendersene conto, anche se forse non hanno ancora messo bene a fuoco perché.

 

Il problema è che mettiamo i vari settori della nostra vita letteralmente in competizione fra loro. Se ho problemi sul lavoro, allora mi focalizzo su questo e vi dedico più ore. Inevitabilmente, prima o poi questo mi porta ad avere dei problemi in famiglia o a livello di salute e quindi mi trovo costretto a mollare le redini al lavoro, tornando al punto di partenza. Non esiste equilibrio, in questo caso, e di controllo nemmeno a parlarne.



Elementi integrati


Ma quando capisco che la mia vita NON E' divisa in segmenti e che ogni settore è di fatto integrato con gli altri, allora non metto più un'area in competizione con l'altra, bensì creo uno stato di equilibrio, facendo in modo che ognuna supporti l'altra in un perfetto vincolo di interdipendenza. A questo punto succede qualcosa di letteralmente magico: la torta bidimensionale diventa tridimensionale ed è come se ad ogni settore dedicassi 24 ore!



Elementi integrati - Tridimensionale


Mi spiego. Lo squilibrio tra settori nel modello bidimensionale fa sì che tutto ciò che si erode dagli altri settori a favore di uno o due alla fine si ritorca proprio su quel settore, come abbiamo visto. L'interdipendenza (equilibrio), d'altra parte, dove ad ogni settore viene dedicato il giusto tempo e focalizzazione, fa sì che tutti i settori ne beneficino.

 

E' vero che lavoro meno, ma dedicando il giusto tempo anche agli altri settori, questi daranno a loro volta molto più sostegno e molta più sostanza al mio lavoro, ottenendo così più risultati che a loro volta si ripercuoteranno nuovamente su tutto il sistema in una sorta di straordinario circolo virtuoso.

 

Lavorando meno, di fatto è come se lavorassi 24 ore. Ma non solo. E' come se dedicassi alla mia famiglia 24 ore, all'istruzione 24 ore, al riposo 24 ore, ecc. Essendo il modello tridimensionale, non sono più vincolato dai limiti della bidimensionalità e lascio che siano i sistemi ad occuparsi del resto.

 

Non c'è modo di scoprire se questo modello funzioni davvero se non provandolo. Alla fine, in che modo una persona decida di impegnare il suo tempo sarà sempre determinato dal suo sistema di valori.

 

Ciò che questo modello vuole intendere non è che chi si dedica ad un'area (lavorativa, familiare, sociale, ecc.) in modo più pesante ottiene gli stessi risultati, o perfino minori, rispetto a chi le dedica meno tempo, anzi; ma che complessivamente la qualità della sua vita andrà a soffrirne. A quel punto, non riuscirà più a godere dei migliori risultati che riuscirà ad ottenere violando la legge di equilibrio e questo, alla fine, andrà a danneggiare proprio quell'area.

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